Quando sei invitato come relatore in una manifestazione sul benessere come quella di Vicenza, che viene sponsorizzata dal Comune e dall’Assessorato della Cultura, significa che hai a che fare con persone straordinarie è fortemente orientate al benessere collettivo. Ricambiare questa loro sensibilità, significa dare ai partecipanti il meglio di te, il meglio delle tue conoscenze e ricerche in campo psicosomatico. In questo momento storico di grande difficoltà emotiva, è fondamentale fornire punti di riferimento grazie alla presenza di professionisti di alto spessore etico, morale e scientifico al fine di supportare psichicamente e emotivamente tutte quelle persone che oggi vivono con difficoltà il non contatto fisico e l’oscuramento dell’espressività del volto. Un grazie alla città di Vicenza che mi ha accolto a braccia aperte e ad Alessandra Alessandro che ha concretamente costruito questo importante evento del party del benessere. Ecco libri consigliati, anzi, consigliatissimi dai nostri relatori che vi hanno tenuto compagnia nello spazio #iocimettoilcuore. Testi che vale la pena leggere, perché vi commuoveranno, stupiranno, esalteranno, spiazzeranno e turberanno, come tutti i libri belli. Buona lettura!
Ecco il link dove puoi acquistare: https://bit.ly/phc05_libro_Grigori_Grabovoi 2. Siamo tutti sensitivi. I poteri della mente – Manuela Pompas Da tempo sappiamo che la maggior parte delle persone usa meno del dieci per cento del proprio potenziale mentale, legato soprattutto all'emisfero sinistro, quello della razionalità. Oggi tuttavia sono in molti a utilizzare anche l'emisfero destro, legato all'intuizione e alla creatività. Per farlo si inizia da tecniche molto semplici come il rilassamento, la visualizzazione, la dinamica mentale, la meditazione, l'attivazione dei chakra - per arrivare ad altre più complesse come lo sviluppo delle facoltà ESP o i viaggi fuori dal corpo - ognuna delle quali richiede come punto di partenza la capacità di entrare in stato alfa. Ecco, questo long-seller, oggi in una nuova e rinnovata edizione, propone una parte teorica (in cui tra l'altro sono citate le esperienze dei sensitivi più famosi) e una pratica, con una serie di esercizi base che ci permettono di addentrarci in quell'universo sconosciuto che è il nostro mondo interiore, non soltanto al fine di affinare le nostre capacità psichiche, ma soprattutto per iniziare a percorrere un cammino di presa di coscienza, di benessere psicofisico e di risveglio interiore. Ecco il link dove puoi acquistare: https://bit.ly/phc05_Manuela_Pompas_sensitivi
Quando svolgo la mia attività professionale, sono solito pormi domande. In questo momento voglio soffermarmi su alcune di queste, ad esempio quando spiego alle persone l’importanza di avere un atteggiamento congruo alle varie situazioni che la vita ci mette di fronte. Atteggiamento però, che dobbiamo condire con una bella spruzzata di gioia. Ma la gioia esiste veramente? La gioia è un’utopia? La gioia è una forma di illusione mentale? La gioia è un’emozione che possiamo vivere ogni giorno? La gioia in tempo di pandemia virale esiste veramente? Esiste un metodo scientifico che dimostri come l’applicazione quotidiana di un atteggiamento congruo alle situazioni in cui ci troviamo e gioia insieme, possa trasformare il mio sentimento troppo razionale e trasformarlo in un atteggiamento/comportamento più aperto e solare? In queste righe voglio farvi riflettere su quanto sia importante, ancor di più in questo momento storico, vivere nella gioia. “È l'arte suprema dell'insegnante, risvegliare la gioia della creatività e della conoscenza” Albert Einstein In questi ultimi 30 anni ho frequento diverse scuole di formazione e grandi guru della crescita personale con l’idea che avrei trovato la giusta tecnica e la giusta motivazione che mi permettessero di vivere la gioia pienamente. Mi sono affidato anche alle letture, all’ascolto di audio, ho imparato tanto e credo di aver preparato il terreno affinché il seme in me potesse prima o poi germogliare. Un bel giorno lavorando con una meravigliosa persona nel mio studio, ho compreso la ricetta segreta della gioia, è stata lei a metterla in luce: “Amadeo, lei è molto bravo e altrettanto fortunato, la gente si rivolge a lei e trova di sicuro beneficio e giovamento, ma il motivo per cui è disposta a pagare la parcella è perché lei, attraverso noi, ha modo di risanare le sue ferite trovando la gioia e grazie a ciò infonderla in noi”. Incredibile, in questi anni, avevo incontrato persone, avevo lavorato insieme a loro, le avevo sostenute negli incontri individuali per risolvere le loro disarmonie psichiche e patologiche e non avevo avuto la piena consapevolezza di come fosse stata la gioia l’elemento fondamentale. Erano lì, di fronte a me, io non facevo altro che suggerire loro di spostare il loro pensiero razionale e sentimentale e posizionarlo nella loro parte emozionale e in pochi incontri ritrovavano l’entusiasmo per la vita, miglioravano le loro condizioni neuro fisiologiche, riscoprendo nuovamente la gioia di vivere. Quindi che cos’è la gioia? La gioia è un’emozione piacevole di alta intensità, che proviamo quando crediamo con certezza che uno scopo, per noi molto importante, sia stato realizzato. La gioia è un’emozione pura, la felicità invece è pur sempre una bella emozione, ma coloro che la sperimentano hanno sempre un oscuro timore di perderla. La felicità, a differenza della gioia, si spegne nel momento in cui raggiungiamo l’obiettivo; in quel momento stesso ne percepiamo la precarietà e la transitorietà. La felicità è infatti è un’emozione pronta a polverizzarsi di fronte a piccole situazioni di disagio, figuriamoci a quelle più grandi. Perché la gioia ha connotati così diversi? Perché la gioia dipende solo da noi. Un neonato, dopo aver soddisfatto i bisogni primari che sono il cibo, il sonno e quelli fisiologici, si riveste di gioia. Basta guardarlo per capire che la gioia è parte integrante del nostro DNA. Solo il tempo e i neuro condizionamenti che riceviamo rendono la gioia un’emozione più blanda, temporanea che si consuma rapidamente. La gioia è un atteggiamento, un modo di interpretare la vita nella direzione del “vitale”, la gioia dipende dall’atteggiamento che abbiamo difronte alle situazioni, dipende dal significato negativo che carichiamo a quell’evento. La gioia è la sensazione che si prova guardando negli occhi la persona che ti ama, un amico che ti rispetti, il figlio che si accoccola tra le tue braccia, l’abbraccio e il calore che ti offre il tuo partner. La gioia non è un'idea né una decisione, è semplicemente una sensazione che pervade ogni cellula del nostro corpo perché una cascata ormonale ossitocinica invade tutto te stesso. A differenza della felicità, la gioia può durare finché tu soffri. La gioia è un atteggiamento del tuo cuore, non una mentalità. Molti studi scientifici, hanno cercato di capire il profondo significato che ha la gioia. Da alcuni di questi è emerso che:
Per questo motivo, ci impegniamo, in questo delicato periodo, ad incontrarci nelle dirette web, per fornire a chi lo desidera, suggerimenti per ritrovare un buon equilibrio relazionale con la propria famiglia e anche con le persone all’esterno e strumenti pratici per alleviare il peso delle restrizioni che l’isolamento ha generato. Il modello Psico Health Coaching comportamentale che utilizzo per fare l’anamnesi emozionale delle persone che incontro è il seguente: Da questo schema si può evincere che ogni evento della nostra vita crea dei bottoni emotivi. Questi bottoni generano reazioni emotive, legate alle emozioni primarie. Le emozioni primarie sono: gioia, piacere, amore, paura e rabbia. È evidente che se nella fase di imprinting della mia vita (0-12 anni), ho vissuto pochi momenti di gioia e molti momenti con emozioni di paura, rabbia, frustrazioni o sotto classificazioni di queste, la mia bussola emotiva spingerà la mia mente ad avere rappresentazioni mentali interne (veri e propri film multisensoriali) nella direzione disarmonica, che mi porterà ad avere un atteggiamento “negativo” nei confronti della vita, determinando così un comportamento consono a questo stato emotivo, portandomi a compiere azioni che sono prive di risultato, avvallando la teoria che chi, come me, ha quel determinato vissuto, sarà sempre nella vita sfortunato, infelice e privo di gioia. Vivrà al massimo momenti di felicità sporadica, dati da piccoli obiettivi raggiunti, ma non riuscirà a trasformare la felicità in vera gioia, se non con una grandissima fatica. Quindi è sufficiente cambiare o variare i ricordi in memoria per raggiugere la gioia? La risposta è “no”, per raggiungere la vera gioia, dobbiamo lavorare non sugli eventi, non sulle rappresentazioni interne che l’evento procura, ma sul LOGOS che sta tra l’evento (che non può essere cambiato) e le rappresentazioni mentali. Solo lavorando costantemente sul logos interiore, sostituendo il linguaggio disarmonico, possiamo cambiare la rappresentazione mentale e quindi il significato che noi diamo a quel evento (film emotivo). In questi 6 punti che seguono ecco utili indicazioni di come procedere nella vita per sostituire il logos interiore con un logos vitale che spingerà nella direzione della gioia:
1. Capire che vita vogliamo vivere e qual è il nostro grande scopo in questa esistenza: Questo significa entrare in noi stessi e:
2. Trovare tempo per noi stessi e riscoprire quei piaceri che ci regalano serenità Trovare il tempo per noi stessi, ci porta a scoprire i nostri punti di forza, le nostre convinzioni potenzianti, significa capire quali sono le migliori strategie per essere efficienti in ogni azione che intraprendiamo. Intraprendere azioni concrete significa vivere nel presente, non nel futuro. Una volta capite le nostre convinzioni, dobbiamo estrarre i nostri valori, ciò che per noi è importante. I valori rappresentano la “benzina” da mettere nel serbatoio della memoria stratificata emotiva, che invierà i giusti impulsi prima all’ipotalamo, poi all’ipofisi, generando la cascata ormonale con obiettivo gioia. 3. Segui unicamente il tuo flusso Il nostro obiettivo primario, nella vita, è quello di ricercare attimi di gioia, di serenità e pace. La ricerchiamo di continuo, anche nelle piccole azioni quotidiane, come un abbraccio, un saluto o nel vedere un amico o un semplice paesaggio. Per questo, è necessario evitare di farsi influenzare da fattori esterni e ricordare che ogni uomo ha condizioni sufficienti per provare gioia, dato che questa emozione dipende dal nostro atteggiamento mentale e da come ci poniamo nei confronti del mondo. Dobbiamo imparare ad osservare la realtà che ci circonda in modo aperto e profondo, imparare constatare senza giudizio le cose che ci capitano, le critiche che ci vengono fatte e comprendere come integrare tutto questo per ottenere risultati migliori nel quotidiano. Saper rielaborare la sofferenza, gestire la rabbia, smascherare la paura e trovare quel messaggio sottinteso che queste emozioni producono in noi, diventa per noi il sale della vita. Impegnarsi a vivere con questo atteggiamento implica dare grande valore alla meditazione, al movimento del corpo, alla nostra alimentazione, alla riflessione, trasformando i pensieri giudicanti di rabbia, paura, insofferenza, malinconia, frustrazione in azioni positive che influenzeranno tutto il nostro comportamento e ci limiteranno pian piano gli effetti negativi da stress che arrivano dal mondo esterno. Ecco perché dico: SEGUI IL TUO FLUSSO. 4. Sii tu colui che sa esprimere le emozioni, non gli altri a provocare le tue reazioni Come fare? Per prima cosa è necessario imparare ad analizzare i fatti da una prospettiva diversa da quella che fino ad oggi abbiamo utilizzato e fare questo ci porta sicuramente in una situazione più vantaggiosa. Invece di focalizzarci sui problemi che creano ansia e preoccupazione, concentriamo l’attenzione su ciò che diciamo, invertendo la rotta. Per esempio, se il nostro pensiero assillante è: "Non riuscirò mai a concludere questo lavoro in tempo utile", potremo modificarlo in: "Tenendo un ritmo costante, con un numero X di pause regolari, porterò a termine il lavoro, con certezza, in “x” ore". “Questa situazione è troppo grossa per me?”. Qui diventa indispensabile ristrutturare la dimensione del problema che la mente che vede troppo grande e dirsi: “Grossa rispetto a che cosa? Cosa ho fatto da bambino quando ho imparato a camminare, a parlare, articolando parole difficili? Mi sono chiesto forse se fosse troppo difficile e grande l’impresa? Ricordo quali e quante volte ho superato ostacoli che pensavo insormontabili, ma che ripensandoli ora mi sembrano banali?” Dato che per le cose difficili ci vuole tempo e per quelle impossibili …….. un po’ di più, iniziamo con piccoli passi per risolvere le situazioni più urgenti! Anche la strategia del confronto con altri è importante; in questo modo possiamo imparare da chi ha raggiunto un proprio traguardo per rendere il problema affrontabile. Cercare anche sul web possibili soluzioni, restare in movimento, mai fermi, mai “inchiodati” sul problema. Modificare il punto di vista su una situazione ci consente di cambiare atteggiamenti mentali, di conseguenza comportamenti con relative azioni e risultati, che impatteranno positivamente alterando contemporaneamente i livelli di cortisolo e quindi di stress dannoso per il nostro organismo. 5. Imparare dalle emozioni Normalmente cerchiamo di sopprimere il nostro senso di vulnerabilità perché lo identifichiamo con la sensazione che qualcosa in noi non vada bene e spesso entriamo in questa zona con una sensazione di disorientamento e di shock, come se improvvisamente ci mancasse la terra sotto i piedi…In realtà l’ambivalenza e i sentimenti misti sono spesso molto più frequenti di quanto tendiamo ad ammettere. Spesso sorgono quando le cose non stanno andando come desideriamo o avevamo pensato e ci portano a recitare un personaggio lontano dalla nostra vera identità. Sono sensazioni collegate al nostro passato che attivano sia i nostri sistemi d’allarme che i nostri sistemi difensivi. Potremmo definirli frammenti di paura a cui cerchiamo di rispondere con una soluzione esterna. Frequentemente iniziano con una piccola scossa data dall’elemento inaspettato che fa emergere sensazioni di vulnerabilità. Possono essere connesse con memorie congelate e molto facilmente nutrono la sensazione di ansia. Un’ansia che dice: “C’è qualcosa che non va”. Possono apparire anche come dubbio o come la sensazione di esserci tagliati via da noi stessi. Il dubbio spesso nasce come risposta ad una frustrazione, delusione, imbarazzo, paura, colpa o offesa. Invece che esplorare direttamente questi aspetti continuiamo a cercare la soluzione negli altri. È la distanza dalla nostra paura che crea le emozioni ambivalenti. Le caratteristiche tipiche delle emozioni ambivalenti sono praticamente l’opposto di quello che proviamo nelle situazioni di apertura: • ci sentiamo tagliati fuori e rifiutiamo parti della nostra esperienza; • abbiamo sentimenti di svalutazione a volte coperti da un senso di eccessiva importanza; • la nostra capacità di amare diventa la paura di non essere amabili e la fame di essere amati; • abbiamo comportamenti impulsivi o compulsivi, entrambi basati sull’impotenza. Gli elementi chiave dell’ambivalenza sono: • abbiamo paura di fronte ad una situazione imprevista; • ci sentiamo vulnerabili e cerchiamo di scacciare questa sensazione; • emergono molti dubbi e veniamo catturati da aspettative irrealistiche; • possiamo sentirci insultati, umiliati, irritati, preoccupati, imbarazzati, vergognosi. Tutto questo porta in un’unica direzione: ripetersi che saremo gioiosi e quindi felici solo quando… otterremo una meravigliosa vincita alla lotteria, quando avremo la casa dei nostri sogni, quando nel lavoro ci realizzeremo o quando incontreremo il vero amore. Razionalizzare il pensiero e legarlo sentimentalmente a queste situazioni, ci fa ESSERE CONDANNATI ALL’INFELICITA’ ETERNA. “La gioia e l’amore sono le ali per le più grandi imprese e rappresentano la faccia dell’anima capace di risvegliare la coscienza”. Amadeo Furlan Come fa il nostro cervello a prendere le decisioni e come trasforma, all’interno della mente, le informazioni che ogni giorno riceviamo, spingendo alcuni individui più deboli psichicamente verso una psicosi? Definiamo prima cos’è una psicosi: La psicosi è un disturbo della mente che altera le capacità di pensiero e quindi influisce sulle funzioni mentali, con conseguente perdita del rapporto con la realtà. Colui che soffre di psicosi, si illude o si convince che situazioni non veritiere rappresentino la realtà; pensa di vedere e sentire cose che nella realtà oggettiva non esistono. Spesso tutto questo è accompagnato da cambiamenti dell'umore. La psicosi è un disturbo comune anche nei giovani, (gli episodi psicotici colpiscono 3 giovani su 100 per cui è una patologia molto più comune del diabete), ma la maggior parte di loro ne esce completamente. Qui di seguito raggruppo i sintomi più evidenti di una psicosi (in questa fase storica, costretti da questa pandemia, è buona cosa rimanere alla larga dal bombardamento di notizie e fare attenzione all'incontro con persone estranee, (prima o poi abbiamo tutti l’esigenza di uscire da casa), perché il terrore di persone fuori controllo può sfociare in conseguenze drastiche:
La risposta è che questo continuo martellamento, con orientamento motivazionale negativo, può scatenare nella mente di molti individui una psicosi. Come facciamo ad evitare di essere manipolati dalle informazioni e poter invece agire nel libero arbitrio, piuttosto che re-agire? Ovviamente, se conosciamo le regole del gioco, possiamo essere non pedine, ma autori di ciò che facciamo. Negli anni ’70 il neuroscienziato Paul MacLean, pubblicò un interessante lavoro sulla teoria del "Triune Brain", o cervello tripartito. In questa ricerca MacLean spiegò come, nel corso dell'evoluzione, l'uomo abbia strutturato l'encefalo attraverso una precisa organizzazione, con altrettanta ben definita funzione gerarchica. In questa suddivisione spiegò che il cervello, a seconda del suo grado evolutivo, è fatto di tre parti:
A. Partiamo dalla parte più antica: il cervello rettiliano. Questa è la sede degli istinti primari, delle funzioni corporee autonome; si occupa della difesa del territorio e fa una precisa valutazione di ciò che per lui è VITALE E MORTALE. Una volta identificata (grazie all'aiuto dell’amigdala) la situazione definita MORTALE, decide il tipo di risposta da adottare: attacco o fuga; oltre a tutto ciò si occupa anche dei comportamenti non verbali, della sessualità e della riproduzione. Questa parte del cervello è legata all'inconscio e la sua caratteristica è quella di avere reazioni incondizionate, cioè risposte involontarie deputate all'istinto di sopravvivenza. Questa area del cervello risponde molto bene ai comandi di TAD, acronimo che definisce, secondo la bioanalogia, i seguenti 3 parametri dai quali dipende la nostra esistenza: 1. Territorio 2. Alimentazione 3. Discendenza Territorio: se non riusciamo ad occupare e difendere il nostro territorio, non possiamo disporre delle risorse alimentari adeguate e senza cibo siamo destinati al morire. Il territorio rappresenta il nostro spazio familiare, il nostro spazio lavorativo (un tempo era l’area di caccia) ed il modo in cui lo occupiamo, lo conserviamo, lo valorizziamo e lo difendiamo. Rappresenta anche il grado di efficienza, nella nostra vita professionale. Alimentazione: rappresenta tutte le nostre relazioni in tutte le forme, sia a livello alimentare: come ingeriamo i cibi, come li assimiliamo, li scegliamo, li eliminiamo. L’alimentazione è anche ciò che ascoltiamo, come ci esprimiamo. Le parole sono importanti per il nostro cervello, perché determinano il tipo di atteggiamento, che avremo nelle varie situazioni della vita, il comportamento che adotteremo e quindi la qualità delle azioni e dei risultati. Il cibo è anche tutto ciò che la vita ci offre: • Insegnamenti • Incontri • Eventi e come questi vengono gestiti • Capacità di accettazione Discendenza invece è tutto ciò che garantisce la sopravvivenza della nostra specie, tutto ciò che prolungherà la nostra identità oltre noi stessi. Ma anche il passaggio della nostra azienda, professione, l’opera che lasciamo ai nostri figli; rappresenta anche il passaggio dal bene individuale al beneficio collettivo.........., l’illusione di perpetuarci al di là della nostra scomparsa. Per il cervello rettiliano tutto questo è fondamentale. Se vengono toccati questi punti, se vengono annientati per un periodo sufficientemente importante, l’uomo può deprimersi, sottomettersi, morire o passare all'attacco. B. Il cervello limbico è invece sede delle emozioni, deputato alla comunicazione, agli affetti, alla cooperazione e alla collaborazione. Il cervello limbico può essere paragonato alla tastiera di un immenso pianoforte dove ogni tasto corrisponde ad una emozione. Emozione che attivata da eventi che vengono filtrati dal sistema sensoriale, porterà un preciso messaggio prima all’ipotalamo e poi all’ipofisi, e che di conseguenza, modulerà la risposta neuro ormonale in funzione di quella specifica emozione vissuta. Ogni nuova esperienza, produrrà uno specifico nuovo tasto, che attraverso l’amigdala resterà in memoria e si attiverà, quando ci sarà una corrispondenza o similitudine esperienziale. Il cervello limbico è associato al preconscio, cioè a quei contenuti psichici non immediatamente presenti alla consapevolezza, ma che possono essere richiamati alla coscienza. È questa l’area dove cominciamo a fare le nostre neuro-associazioni; è la sede dove è stata registrata la classificazione di cose ed eventi come “buoni” o “cattivi” per la sopravvivenza. C. Infine abbiamo la Neocorteccia o Ragione che è la sede del linguaggio, della mente e del pensiero e racchiude tutte le informazioni cognitive e razionali; in questa sede le decisioni per la sopravvivenza verranno prese razionalmente. Quale di questi tre cervelli prende le decisioni? IL CERVELLO RETTILIANO |
Certo, poco si può fare contro il deterioramento progressivo delle nostre funzioni vitali causato dallo scorrere del tempo, nessun elisir di lunga vita è ancora stato inventato, si può però intervenire su altri fattori che condizionano in maniera altrettanto importante la salute del nostro organismo. Non va infatti assolutamente sottovalutato il fatto che non è solo il tempo a chiedere il suo dazio, paghiamo anche lo stile di vita che conduciamo. Se volessimo filosofeggiare diremmo che l’uomo è il prodotto dell’ambiente in cui vive, e, astraendo un po’ questo pensiero arrivo proprio a ciò che voglio esprimere: l’ambiente in cui viviamo, con il suo carico di stress, inquinamento e abitudini deleterie condiziona notevolmente la nostra salute e la qualità della nostra vita. Certo è vero, migliorando le condizioni socio-saniatrie e il tenore in generale abbiamo allungato l’aspettativa media di vita, una vita che però tendiamo a maltrattare aumentando notevolmente il, già presente, rischio di sviluppare malattie invalidanti e mortali (tumori, malattie autoimmuni, malattie neuro-degenerative..). Tra tutte queste abitudini deleterie, particolarmente incisive sulla qualità della nostra vita, risultano le abitudini alimentari: i cibi che mangiamo non sono più nutrienti come quelli di una volta, è aumentato sconsideratamente il consumo del cosiddetto cibo spazzatura, i ritmi di vita tante volte non ci consentono nemmeno un’alimentazione regolata e sana! E così, senza neanche accorgercene, ci adagiamo e ci accontentiamo di uno stile di vita sbagliato che prima o poi ci porterà a fare la fine della “rana bollita”! Se non conoscete la storia sono lieto di riassumerla! Provate a mettere una rana viva in una pentola di acqua bollente, ci metterà una frazione di secondo a saltare fuori, ma se mettete una rana in acqua fredda e piano piano la scaldate, lei lentamente si abituerà al graduale aumento della temperatura, perché penserà che sia normale e rimarrà anche quando inizierà a bollire portandola inevitabilmente verso la morte. Il nostro atteggiamento è davvero simile a quello della rana bollita: ci stiamo sempre più abituando a subire le conseguenze di uno stile di vita errato senza pensare che abbiamo l’opzione di saltare fuori dall’acqua prima che questa inizi a bollire!! A questo punto, dopo avervi lasciato un piccolo spunto di riflessione, vi auguro buona lettura. Amadeo Furla … è solo l’inizio … A cominciare da questo capitolo e poi, nei prossimi che verranno pubblicati, il mio intento è quello di introdurvi nell’affascinante mondo dei meccanismi di azione degli acidi grassi. L’obiettivo è quello di dimostrare a tutti voi che l'origine di disturbi presenti e futuri è sostanzialmente legato ad una “sbagliata” distribuzione degli acidi grassi nell’organismo, per cui diventa essenziale capire e sapere quale ruolo hanno i grassi nel nostro metabolismo. Alcune parti di questo articolo sono tecniche e forse noiose, ma importanti per spiegarvi come una dieta alimentare buona e una buona integrazione siano gli elementi essenziali per saltare fuori dalla pentola prima che l’acqua inizi a bollire! L’essere umano ha un bisogno continuo di lipidi, carboidrati, proteine, minerali, micronutrienti, acqua e ossigeno; senza questo gruppo di sostanze il complesso meccanismo bio-chimico del nostro corpo non potrebbe funzionare. L’industria alimentare e gli Omega 6 Da quando l’industria alimentare ha scoperto che le papille gustative presenti sulla nostra lingua reagiscono a due stimoli, dolce e salato, la combinazione di grasso e sale è diventata una modalità estremamente seducente per aumentare i consumi di cibo “spazzatura” come:
Ormai è confermato che più della metà della popolazione consuma troppi acidi grassi saturi e l’eccesso non può essere eliminato con l’urina, attraverso la vescica, di conseguenza l’esubero resta all’interno del nostro organismo, depositandosi sotto forma di trigliceridi nel tessuto adiposo dell’addome, dei fianchi, del sedere e delle cosce. Questo comporta una riserva di grasso nociva per il nostro organismo. Quindi la risposta più naturale sembrerebbe quella che ci suggerisce di eliminare i grassi dalla nostra dieta per stare meglio e dimagrire. Questa modalità di pensiero è sbagliata, perché gli acidi grassi sono, come tutte le sostanze fondamentali per la nostra vita, irrinunciabili per la nostra salute mentale e fisica. Gli acidi grassi, assieme alle proteine, ai carboidrati, conferiscono al nostro corpo l’energia giornaliera di cui ha bisogno. I grassi rappresentano il carburante necessario per le cellule per poter espletare importantissime funzioni metaboliche. Perciò, anche chi decide di seguire un’alimentazione sana, non può eliminare totalmente dalla propria dieta i grassi, in particolar modo di quelli insaturi. Una carenza di questi determina infatti conseguenze gravi per l’organismo, come:
La risposta è no, nelle giuste quantità l’Omega 6 ha un prezioso per il nostro organismo. I più comuni omega 6 che troviamo sono l’acido cis linoleico “LA”, l’acido arachidonico “AA”, l’acido gamma-linoleico, l’acido eicosadienoico , l’acido diomo-gamma-linolenico e altri minori. L’acido arachidonico è considerato il maggior imputato nell’infiammazione dei tessuti e nelle malattie come arteriosclerosi, infarto, tumori, ecc. Questo tipo di acido grasso viene prodotto nel nostro organismo a partire dall’acido linoleico, che è sottoposto da un set di enzimi specifici ad un allungamento della catena e ad un aumento dei doppi legami, in questo modo si forma l’acido arachidonico che entra a far parte delle membrane cellulari, dove svolge un ruolo fondamentale nella produzione degli eicosanoidi. Quest’ultimi svolgono attività negativa per il nostro organismo e per la nostra salute. Gli eicosanoidi sono suddivisi in 5 categorie:
Ad avvallare ciò che ho appena affermato sull’importanza di bilanciare l’introito di Omega 3 e Omega 6, sono gli studi pubblicati negli anni ’80 dove un gruppo di ricercatori verificò che il popolo esquimese era molto scarsamente soggetto a malattie cardiovascolari come l’aterosclerosi e contava pochissimi casi di infarto. Dallo studio emerse un dato significativo dove risultava che la mortalità media di questo popolo era di 30 volta inferiore a quella della non poi coì distante popolazione danese, sebbene la dieta degli esquimesi fosse ad alto contenuto di grassi. Gli esami del sangue condotti negli esquimesi, mostravano una presenza di colesterolo Ldl (che per ora chiamiamo “cattivo”) e trigliceridi molto bassi, mentre i valori di Hdl (chiamato colesterolo buono) erano decisamente più elevati. Per dare un significato a questi dati, inizialmente si pensò che tutto ciò dipendesse dalla mancanza di stress in questa popolazione, ma ben presto si capì che questo dipendeva dal tipo di grasso presente nella loro alimentazione. Gli esquimesi si cibano di pesci e foche, ricchi di Omega 3, mentre i danesi si cibano di animali il cui grasso è invece ricco di Omega 6, tanto da arrivare ad un squilibrio di 30 a 1, dove purtroppo 1 è l’Omega 3. Ma sono da togliere gli Omega 6? La risposta è no, nelle giuste quantità l’Omega 6 ha un prezioso per il nostro organismo. I più comuni omega 6 che troviamo sono l’acido cis linoleico “LA”, l’acido arachidonico “AA”, l’acido gamma-linoleico, l’acido eicosadienoico , l’acido diomo-gamma-linolenico e altri minori. L’acido arachidonico è considerato il maggior imputato nell’infiammazione dei tessuti e nelle malattie come arteriosclerosi, infarto, tumori, ecc. Questo tipo di acido grasso viene prodotto nel nostro organismo a partire dall’acido linoleico, che è sottoposto da un set di enzimi specifici ad un allungamento della catena e ad un aumento dei doppi legami, in questo modo si forma l’acido arachidonico che entra a far parte delle membrane cellulari, dove svolge un ruolo fondamentale nella produzione degli eicosanoidi. Quest’ultimi svolgono attività negativa per il nostro organismo e per la nostra salute. Gli eicosanoidi sono suddivisi in 5 categorie: Le Prostaglandine Pg2, che svolgono una azione vasocostrittrice arteriosa ed, insieme ai Trombossani Tx, promuovono la broncocostrizione. I Leucotrieni Lt3 che, assieme alle Lipossine Lx4, attivano l’aggregazione piastrinica e hanno azione aterogena aumentando il rischio cardiovascolare. Le Prostacicline Pgi che hanno un’azione antiaggregante piastrinica e provocano vasodilatazione in tutti i distretti vascolari, compresi quelli coronarico e polmonare. Ma dove troviamo i grassi saturi ed insaturi? In natura troviamo un centinaio di acidi grassi diversi, che a loro volta costituiscono i lipidi. Alcuni lipidi che, come già detto, servono a produrre energia, mentre altri servono come materia prima per donare a noi vitalità, capacità di concentrazione, gioia di vivere e molto altro. Il nostro fabbisogno va dal 5% per gli uomini e il 12% per le donne. Il corpo maschile consiste per il 15-18% di grassi, mentre quello femminile è costituito per il 22-25%, quindi non possiamo demonizzare gli acidi grassi, dobbiamo invece preoccuparci di introdurre una sufficiente quantità di lipidi, mescolando in modo sano e preciso acidi grassi saturi ed insaturi, tenendo sempre presente che un eccesso di grasso corporeo è nocivo per la nostra salute. I grassi saturi li troviamo prevalentemente negli alimenti di origine animale, mentre i grassi insaturi in quelli di origina vegetale. La peculiarità degli acidi grassi insaturi è che gli atomi di carbonio sono collegati con un doppio legame, in cui un collegamento resta libero (insaturo) e quindi costantemente alla ricerca di altre molecole con cui reagire ed entrare nella “partita” del metabolismo. All’interno di questo gruppo abbiamo i monoinsaturi, che hanno un solo doppio legame (olive e olio di oliva) e polinsaturi, che sono tutta una gamma di molecole diverse, i cui atomi di carbonio sono legati da diversi doppi legami di cui uno resta libero. La particolarità di queste grassi polinsaturi è che sono estremamente attivi nel metabolismo, rappresentando i migliori alleati della nostra salute mentale e fisica. I grassi polinsaturi li troviamo in piante come: legumi, noci, gherigli, avocado, olive, ovviamente anche nel pesce. In generale mettere giornalmente i grassi nella nostra dieta diventa importante e vitale, perché:
Il colesterolo, è una molecola della classe degli steroli che riveste un ruolo particolarmente importante nella fisiologia dell'uomo. Il Colesterolo è il principale precursore di alcuni fondamentali ormoni del nostro organismo ed è uno dei principali e insostituibili componenti delle membrane cellulari. Introduciamo nel nostro corpo il colesterolo attraverso l’alimentazione oppure siamo noi stessi in grado di produrlo attraverso reazioni biologiche all’interno del nostro organismo. È importante ricordare che gli acidi grassi saturi, contenuti negli insaccati, della carne grassa, ecc., stimolano la produzione di Colesterolo, mentre gli acidi grassi insaturi la riducono. Quindi ora bisogna capire in quale misura il colesterolo sia fondamentale e utile, e oltre invece quale misura esso diventi dannoso per il nostro organismo. Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza su questa sostanza, che ha un ruolo fondamentale per la costruzione, per la manutenzione ed il buon funzionamento del nostro corpo. In fatti il colesterolo è essenziale:
Prima di addentrarci nei particolari diventa fondamentale dire che Colesterolo, Trigliceridi e Fosfolipidi non possono viaggiare in forma libera nel flusso sanguineo. Questo perché queste sostanze sono di natura lipidica e il sangue è di natura acquosa. Essi necessitano di mezzi di trasporto, speciali macromolecole, chiamate lipoproteine (vedi figura 1), che sono essenzialmente composte da un manto proteico (idrofilo) che racchiude un cuore di grasso (idrofobo) e vengono prodotte dal fegato. Le lipoproteine in oggetto si chiamano:
Partiamo da una considerazione semplice da intuire. Il livello di colesterolo (numero di lipoproteine totali) non deve essere superiore ad una certa soglia e il rapporto tra LDL e HDL deve essere di 2 a 1. Noi sappiamo che il fegato produce VLDL in base alla stimolazione dell’insulina, quindi quando noi ingeriamo carboidrati, l’insulina stimola uno speciale enzima (Hmg-CoA riduttasi), che rappresenta il messaggero che ordina al fegato di produrre VLDL. La produzione di HDL è promossa dall’assunzione di grassi, l’intestino infatti per poterli assorbire necessita dell’intervento della bile prodotta dal fegato utilizzando come precursore il colesterolo stesso, di cui il fegato si rifornisce proprio grazie alle HDL. Inoltre le HDL derivano anche dai chilomicroni, che si formano a livello intestinale quando assimiliamo del grasso. In definitiva: l'elevata assunzione di acidi grassi saturi ed idrogenati contribuisce ad aumentare la colesterolemia, mentre una dieta sobria ed equilibrata, povera di zuccheri, a basso tenore di acidi grassi saturi e ricca di quelli insaturi, aiuta ad abbassare i livelli plasmatici di colesterolo ed il rischio cardiovascolare. Una ridotta attività della tiroide (ipotiroidismo), abbastanza comune soprattutto nelle donne, aumenta la colesterolemia, mentre l'elevata concentrazione di ormoni tiroidei (ipertiroidismo) la riduce. Gli estrogeni abbassano la colesterolemia, mentre gli androgeni l'aumentano (in particolare gli estrogeni tendono ad innalzare la frazione HDL e a diminuire quella LDL, mentre l'eccesso di testosterone ha effetto opposto). Per questo motivo il rischio cardiovascolare è maggiore nell'uomo e sale in maniera importante dopo la menopausa nella donna. Anche il diabete si accompagna ad ipercolesterolemia, dal momento che la malattia, specie quando non viene adeguatamente trattata, aumenta la mobilizzazione dei lipidi. L'attività fisica regolare di tipo aerobico è in grado di aumentare la colesterolemia HDL. Inoltre, fa diminuire la pressione arteriosa, la voglia di fumare, limita la stitichezza, è un ottimo antistress ed aiuta a raggiungere o mantenere il peso forma. Vi è poi l'immancabile componente genetica, che quando è sfavorevole aumenta in maniera più o meno importante la sintesi endogena di colesterolo, i cui livelli risultano per questo elevati anche in giovane età. I benefici dell’ Omega 3 Gli Omega 3 sono micro nutrienti estremamente utili per la nostra dieta, essi hanno benefici molteplici. Ormai innumerevoli studi lo hanno dimostrato, per cui diventa indispensabile introdurli nella nostra dieta attraverso integratori specifici, i quali contengano i giusti quantitativi di Epa (acido eicosapentaenoico) e Dha (acido docosaesaenoico), che possono essere subito assimilati e pronti all’uso senza che il nostro organismo si impegni a sintetizzarli a partire dall’acido Ala (alfa-linolenico) . Come spiegato precedentemente l’integrazione con Omega 3 diventa indispensabile in quanto la dieta moderna composta principalmente di cereali, piatti pronti, carne animale, aumenta in modo significativo la quota di Omega 6. Prima di entrare nei meccanismi di azione voglio nel dettaglio fornirvi alcuni benefici che l’Omega 3 ha, in base alle numerose ricerche internazionali. Gli Omega 3 hanno:
Conclusioni a 27 mesi “Una dieta arricchita di Omega 3 sembra essere più efficace di quelle abitualmente utilizzate nella prevenzione secondarie degli eventi coronarici e della morte cardiaca” De Lorgeril Riduzione % Morti cardiache 81% Infarti non fatali 71% Mortalità totale 40%
Alcuni studi significativi:
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