A M A D E O F U R L A N
  • Home

29/3/2020

Come prende le decisioni il cervello

Read Now
 
Come fa il nostro cervello a prendere le decisioni e come trasforma, all’interno della mente, le informazioni che ogni giorno riceviamo, spingendo alcuni individui più deboli psichicamente verso una psicosi? 
Definiamo prima cos’è una psicosi:
Foto
La psicosi è un disturbo della mente che altera le capacità di pensiero e quindi influisce sulle funzioni mentali, con conseguente perdita del rapporto con la realtà. Colui che soffre di psicosi, si illude o si convince che situazioni non veritiere rappresentino la realtà; pensa di vedere e sentire cose che nella realtà oggettiva non esistono. Spesso tutto questo è accompagnato da cambiamenti dell'umore. La psicosi è un disturbo comune anche nei giovani, (gli episodi psicotici colpiscono 3 giovani su 100 per cui è una patologia molto più comune del diabete), ma la maggior parte di loro ne esce completamente. 


Qui di seguito raggruppo i sintomi più evidenti di una psicosi (in questa fase storica, costretti da questa pandemia, è buona cosa rimanere alla larga dal bombardamento di notizie e fare attenzione all'incontro con persone estranee, (prima o poi abbiamo tutti l’esigenza di uscire da casa), perché il terrore di persone fuori controllo può sfociare in conseguenze drastiche: 
  1. Confusione delle funzioni mentali: l’operatività quotidiana di una persona diventa piano piano sempre più confusa o non segue una successione logica. A questo si unisce la difficoltà da parte dell’individuo di esprimersi con frasi chiare e sensate o la difficoltà di concentrazione, di seguire una conversazione o di ricordarsi le cose che deve fare.
  2. Creazione di convinzioni false: chi soffre di episodi psicotici, ha la tendenza a creare convinzioni non veritiere (illusioni); vi racconterà, per esempio, che le automobili parcheggiate normalmente per strada siano automobili della polizia preposte alla sua sorveglianza, perché lei/lui, ha delle conoscenze che nessuno deve sapere.
  3. Possibili allucinazioni: in questo stato la persona vede, sente, odora o prova cose che in realtà effettivamente non esistono. Potrebbe udire voci che nessun altro riesce ad udire o potrebbe vedere cose inesistenti, potrebbe dire che il sapore e/o un odore di quella determinata cosa è avariata o addirittura avvelenata appositamente.
  4. Cambiamenti emotivi: come detto in precedenza lo stato emotivo di coloro che soffrono di questa sindrome, può cambiare senza un motivo apparente, portando la persona a sentirsi insolitamente eccitata o depressa oppure potrebbe chiudersi in sé stessa o comportarsi freddamente nei confronti degli altri. Inevitabilmente i cambiamenti emotivi portano a
    • 1.      
    • Cambiamenti comportamentali: qui l’individuo può essere estremamente attivo o letargico oppure può rimanere tutto il giorno senza far niente. In alcune situazioni dove non c’è nulla da ridere, ride come un “pazzo”, in altri casi reagisce con la collera, senza che ci sia un apparente motivo, oppure rimane sconvolto per una situazione senza una precisa causa. Vi faccio alcuni esempi esplicativi: credere di essere in pericolo e chiamare la polizia, credere di essere Gesù Cristo e mettersi a predicare tutto il giorno il Vangelo con tutti gli amici o le persone che incontra per strada; un altro esempio è smettere di mangiare pensando che il cibo sia avvelenato o non riuscire a dormire perché ha paura che qualcuno gli faccia del male o che gli alieni lo rapiscano. 
    • Può, un soggetto labile psichicamente, rinforzato da un sentimento di paura, trasformare le informazioni che arrivano da TV e web e iniziare ad avere sintomatologie che assomigliano alla psicosi? 
      ​

Foto
La risposta è che questo continuo martellamento, con orientamento motivazionale negativo, può scatenare nella mente di molti individui una psicosi. 
Come facciamo ad evitare di essere manipolati dalle informazioni e poter invece agire nel libero arbitrio, piuttosto che re-agire? 
Ovviamente, se conosciamo le regole del gioco, possiamo essere non pedine, ma autori di ciò che facciamo. 
Negli anni ’70 il neuroscienziato Paul MacLean, pubblicò un interessante lavoro sulla teoria del "Triune Brain", o cervello tripartito. In questa ricerca MacLean spiegò come, nel corso dell'evoluzione, l'uomo abbia strutturato l'encefalo attraverso una precisa organizzazione, con altrettanta ben definita funzione gerarchica. In questa suddivisione spiegò che il cervello, a seconda del suo grado evolutivo, è fatto di tre parti: 
​

Foto
​ 
  1. Il Cervello rettiliano, che corrisponde al tronco encefalico ​(sopravvivenza);
  2. Il Cervello mammifero, corrispondente al sistema limbico (area delle emozioni);
  3. La Mente o Ragione, abbinata alla neocorteccia (area della razionalità).

Foto
A. Partiamo dalla parte più antica: il cervello rettiliano. Questa è la sede degli istinti primari, delle funzioni corporee autonome; si occupa della difesa del territorio e fa una precisa valutazione di ciò che per lui è VITALE E MORTALE. Una volta identificata (grazie all'aiuto dell’amigdala) la situazione definita MORTALE, decide il tipo di risposta da adottare: attacco o fuga; oltre a tutto ciò si occupa anche dei comportamenti non verbali, della sessualità e della riproduzione. Questa parte del cervello è legata all'inconscio e la sua caratteristica è quella di avere reazioni incondizionate, cioè risposte involontarie deputate all'istinto di sopravvivenza. 
Questa area del cervello risponde molto bene ai comandi di TAD, acronimo che definisce, secondo la bioanalogia, i seguenti 3 parametri dai quali dipende la nostra esistenza: 
1. Territorio 2. Alimentazione 3. Discendenza 
Territorio: se non riusciamo ad occupare e difendere il nostro territorio, non possiamo disporre delle risorse alimentari adeguate e senza cibo siamo destinati al morire. Il territorio rappresenta il nostro spazio familiare, il nostro spazio lavorativo (un tempo era l’area di caccia) ed il modo in cui lo occupiamo, lo conserviamo, lo valorizziamo e lo difendiamo. Rappresenta anche il grado di efficienza, nella nostra vita professionale. 
Alimentazione: rappresenta tutte le nostre relazioni in tutte le forme, sia a livello alimentare: come ingeriamo i cibi, come li assimiliamo, li scegliamo, li eliminiamo. L’alimentazione è anche ciò che ascoltiamo, come ci esprimiamo. Le parole sono importanti per il nostro cervello, perché determinano il tipo di atteggiamento, che avremo nelle varie situazioni della vita, il comportamento che adotteremo e quindi la qualità delle azioni e dei risultati. Il cibo è anche tutto ciò che la vita ci offre: 

• Insegnamenti 
• Incontri 
• Eventi e come questi vengono gestiti 
• Capacità di accettazione 

​Discendenza 
invece è tutto ciò che garantisce la sopravvivenza della nostra specie, tutto ciò che prolungherà la nostra identità oltre noi stessi. Ma anche il passaggio della nostra azienda, professione, l’opera che lasciamo ai nostri figli; rappresenta anche il passaggio dal bene individuale al beneficio collettivo.........., l’illusione di perpetuarci al di là della nostra scomparsa. Per il cervello rettiliano tutto questo è fondamentale. Se vengono toccati questi punti, se vengono annientati per un periodo sufficientemente importante, l’uomo può deprimersi, sottomettersi, morire o passare all'attacco. 
​

Foto
B. Il cervello limbico è invece sede delle emozioni, deputato alla comunicazione, agli affetti, alla cooperazione e alla collaborazione. Il cervello limbico può essere paragonato alla tastiera di un immenso pianoforte dove ogni tasto corrisponde ad una emozione. Emozione che attivata da eventi che vengono filtrati dal sistema sensoriale, porterà un preciso messaggio prima all’ipotalamo e poi all’ipofisi, e che di conseguenza, modulerà la risposta neuro ormonale in funzione di quella specifica emozione vissuta. Ogni nuova esperienza, produrrà uno specifico nuovo tasto, che attraverso l’amigdala resterà in memoria e si attiverà, quando ci sarà una corrispondenza o similitudine esperienziale. Il cervello limbico è associato al preconscio, cioè a quei contenuti psichici non immediatamente presenti alla consapevolezza, ma che possono essere richiamati alla coscienza. È questa l’area dove cominciamo a fare le nostre neuro-associazioni; è la sede dove è stata registrata la classificazione di cose ed eventi come “buoni” o “cattivi” per la sopravvivenza. 
​


Foto
 
C. Infine abbiamo la Neocorteccia o Ragione che è la sede del linguaggio, della mente e del pensiero e racchiude tutte le informazioni cognitive e razionali; in questa sede le decisioni per la sopravvivenza verranno prese razionalmente. 
​


​

Quale di questi tre cervelli prende le decisioni? ​

IL CERVELLO RETTILIANO
​

che si attiva attraverso 10 specifici meccanismi: ​
Foto
  1. ​Piacere: Il comportamento umano è guidato, alla radice, dalla necessità di evitare il dolore e dal desiderio di ottenere piacere. Saper utilizzare questo strumento nella comunicazione significa influenzare consapevolmente la persona o molte persone. Dato che le azioni volte alla ricerca del piacere sono tendenzialmente più lente, in apparenza, sembrano non dare risultati tangibili nel breve periodo, ma portano ad enormi conquiste nel lungo periodo. Ovviamente se si vogliono avere rapidi risultati nella manipolazione comunicativa a breve, questa leva funziona poco.
 

Foto
  1. 2. Al contrario, se volessimo usare il motivatore del dolore basterebbe mostrare ad ogni persona tutti i pericoli che un evento come la PANDEMIA può causare (morte personale per contagio, morte dei propri figli, parenti, amici; condanna penale con imprigionamento fino a 12 anni). In questo modo, attraverso la leva dolore, potrei “imporre benevolmente”, l’unica azione possibile e immaginabile, che è quella di restare chiusi in casa. Il 75% delle persone grazie a questa leva motivazionale, recepirà che questa è la migliore e unica e soluzione per sconfiggere questo VIRUS. Qui parliamo di un trigger assai potente che, secondo gli psicologi, porta l’uomo ad agire anche contro voglia, pur di evitare il dolore (morte e carcere), più di quanto facciamo per ottenere piacere. Ciò che più è interessante, è il fatto che le azioni che normalmente mettiamo in atto per evitare il dolore siano le più forti, le più determinate e siano quelle che il più delle volte funzionano nel breve periodo. Se si agisce spinti dal dolore, infatti, lo si fa unicamente in funzione di un dolore imminente. Insomma, agiamo solo quando il dolore è così tangibile che dobbiamo evitarlo ad ogni costo. 



Foto
3. Disperazione: (stato d’animo di chi sente di non aver più alcuna speranza ed è perciò oppresso da inconsolabile sconforto e da grave abbattimento morale) è la più potente tra le forme di motivazione. In apparenza potrebbe sembrare uno stato solo negativo: non a caso “disperazione” è una parola forte, che porta con sé sensazioni non affatto piacevoli, ma c’è anche un’altra realtà: 
pensate al caso di una madre disperata che ha visto il proprio figlio investito da un’automobile e che ha avuto la forza di sollevare il veicolo per estrarre figlio. E questo è solo un esempio. Chi si lascia guidare dalla disperazione è spinto dall’idea che la vita può essere vissuta solo nel modo in cui la desidera e dedica tutta la sua energia, ogni suo pensiero, ogni suo gesto a realizzarla. Chi agisce in questo modo conosce perfettamente il senso di piacere che ne ricaverà quando tutto questo si realizzerà e il dolore che invece subirebbe in caso di fallimento. Chi agisce con disperazione conosce ogni passo che lo condurrà verso il proprio obiettivo allontanandolo dalla possibilità di fallirlo. 

Foto
4. Scarsità: quando c’è poca disponibilità di qualcosa (pensate alla corsa all’acquisto delle mascherine, dell’amuchina, alla paura di restare senza cibo in casa, agli ospedali che non hanno abbastanza respiratori o posti letto per salvare tutti, ecc., ecc.), si è portati a pensare che tutti si muovano nella stessa direzione e per noi non rimanga nulla. Insomma deve “evidentemente” trattarsi di merce essenziale alla vita dell’uomo (ecco perché nei primi giorni di allarme le code al supermercato erano così numerose e negli scaffali scomparivano anche le derrate alimentari). Utilizzando consapevolmente oppure no questo trigger della scarsità, si è generata una psicosi generale per cui chi si trova senza mascherine, senza guanti, senza disinfettante, si contagia e muore. ​​

Foto
5. Creazione di un nemico comune: ogni gruppo ha un nemico comune che crede essere la ragione per cui non ottiene i risultati desiderati. Secondo il sociologo Georg Simmel, creiamo nemici comuni per sentirci parte di una comunità di persone tra loro simili e ci consente di convincerci del perché accadono cose brutte nel mondo. Pensare di essere sempre noi i buoni, e mettere i cattivi dall’altra parte della barricata fa nascere i conflitti. Chi è veramente il nemico comune? Siamo sicuri che sia proprio il VIRUS? Oppure man mano che le possibilità cominceranno a scarseggiare, qualcun’altro diventerà il vero nemico? 

Foto
6. Utilizzo di una prova sociale: gli esseri umani sono creature sociali: la base di questo principio è portare in televisione, in radio, sui media, persone che siano adulti significativi, che abbiamo una grande notorietà e allo stesso tempo grande credibilità. Esempio: se lo dice il tale, il primario di ....., allora è verità.

Foto
7. Concretezza: il cervello rettiliano è semplice e poco attratto dall'astrattezza. Si occupa solo di ciò che può “toccare con mano o percepire utile o nemico”. Chi emette contenuti in questo momento, attraverso esperti, lo fa in modo specifico applicandoli a scenari da panico, che corretti o no, generano paura diffusa e concreta. Tutte le attuali quotidiane, leggi ed emendamenti generano concretamente una cosa: PAURA

Foto
8. Contrasto: il nostro cervello primitivo è addestrato a notare il contrasto e in presenza di esso tende a prendere decisioni più rapidamente. Perciò prende una posizione netta quando si toccano la salute collettiva, la morte dei propri cari e la salute dei figli.

Foto
9. Emozionalità: quanto l’inchiostro si è versato sulle emozioni, attraverso lo story telling, allora le emozioni hanno reazioni immediate (basti ricordare l’emozione che ha generato vedere in TV un padre mentre portava il cibo a sua figlia residente, in quel momento, nella cosiddetta zona rossa di Codogno). Ecco che allora i notiziari non si concentrano più solo su numeri, informazioni fredde, ma su storie, che inevitabilmente muovono le emozioni. Una storia coinvolgente è la chiave vincente.

Foto
10. Mediante la vista: è noto che il senso della vista predomina sugli altri sensi; il nervo ottico, connesso diret- tamente al cervello primitivo, trasmette le 
informazioni 25 volte più velocemente rispetto al nervo uditivo. I contenuti visuali restano fondamentali e ben impressi nella mente delle persone, scatenando forti emozioni, ecco perché telegiornali, social network utilizzano spesso immagini forti e cruenti.

Sulla base di queste 10 caratteristiche che il cervello rettile detiene, vi dimostro come è possibile confezionare un evento realmente accaduto in 3 semplici, ma efficaci fasi: 
• Diagnosticare il PAIN 
• Differenziare il CLAIM 
• Dimostrare il GAIN 
1. Cosa significa PAIN? In inglese significa letteralmente dolore. L’evoluzione dell’uomo ha come obiettivo non il piacere e la felicità, ma la sopravvivenza. Ecco perché il cervello rettile ha prodotto meccanismi, a livello del sistema limbico, creando un “set” specifico legato alla sopravvivenza e al dolore. Immaginate il cervello limbico come un immenso pianoforte dove ad ogni tasto corrisponde un’emozione specifica. Tutta la nostra fase di imprinting (0 – 12 anni), modelling (13 – 19 anni), socializzazione (20 – 28 anni), viene cablata dalla scuola, dalla società, dai media, dalla religione, sulle emozioni negative, con il risultato preciso di creare un atteggiamento pessimistico nei confronti delle situazioni e generando un comportamento specifico per farci entrare in azione e ottenere, nella stragrande maggioranza dei casi, un unico risultato: la PAURA, la FRUSTRAZIONE, il PANICO. 
2. Cosa significa CLAIM? È il messaggio. Quale tipo di messaggio si veicola in questo momento? Se da un lato è corretto perché bisogna evitare i contatti, dall’altro, impedire alle persone di camminare all’aperto, di rigenerare le proprie energie stando al sole e al tepore di questa primavera anticipata (molte persone abitano in appartamenti bui e piccoli, addirittura senza balconi), può creare danni alla salute fisica e psichica soprattutto nel lungo termine. Oggi non si parla più di 15 giorni seduti sul divano). Bisognerebbe sì, seguire le direttive sanitarie e rispettare gli spazi e le zone che ci vengono indicate, ma anche pensare quanto può far male vietare un’attività, fatta nel rispetto, come anche solo camminare. Una cosa è certa: il messaggio veicolato, per la maggior parte delle persone è strutturato correttamente e attraverso il vettore PAURA è risultato concreto e abile a catturare l’attenzione. Ricordate il punto n. 7? La concretezza stimola il cervello rettile. 
3. Cosa significa GAIN? Il gain è il premio. Cosa otterremo da soluzioni di questo tipo? Per ora possiamo contare solo su ipotesi e supposizioni. Se non si ubbidisce ci troveremo con milioni di infettati e migliaia di morti e il passo successivo è che potrebbero essere i nostri figli più giovani ad ammalarsi (altro PAIN). Il vero GAIN non sembra ancora pronto per essere lanciato sul territorio Italiano, Europeo e Mondiale. Il vero beneficio potrebbe avere due strade: si sta facendo tutto il possibile per venirne a capo e questa pandemia ha colto di sorpresa tutti i paesi per cui dopo aver fatto l’impossibile e aver perso, ognuno di noi, tanto, potremo goderci la libertà agognata oppure qualcuno, e non si sa chi, avrà dato una spinta all’evento e questo, portando alla produzione di un vaccino, che dimostrerà che l’uso dapprima facoltativo e poi obbligatorio (se vuoi viaggiare da Stato a Stato e da Continente a Continente), salverà milioni di persone dalla PANDEMIA che ha colpito tutto il mondo? Di certo saranno dimostrati «scientificamente» (attraverso i canali ufficiali e insindacabili) e dettagliatamente tutti i vantaggi del gain, cioè il valore di una profilassi. 
Possiamo a questo punto porci una domanda? Noi siamo veramente liberi? Esiste davvero il libero arbitrio? Ci sarà qualcuno che trarrà vantaggio dal VIRUS? 
Vi state chiedendo come faremo ad uscire da questa pandemia? 
Come possiamo sapere ciò che è vitale e mortale per noi?
Foto
Le parole che usi diventano la casa in cui vivi. Infatti, il nostro modo di parlare ha un forte impatto sulla nostra capacità di affrontare e superare le difficoltà e avere successo ed essere felici. Purtroppo non c’è una totale consapevolezza di questo e tanto meno tutti siamo consapevoli della scelta intenzionale delle parole utilizzate. Parole con frequenze alte, che se usate possono migliorare l’asset ormonale del nostro corpo. Uno studio condotto presso il Brookhaven National Laboratory (laboratorio nazionale statunitense che si trova a Upton, NY), ha scoperto che l'uso sistematico di parole negative finisce per causare un'alterazione dei livelli ormonali e dei neurotrasmettitori (pensate quante volte ripetiamo CORONA VIRUS ogni giorno e quante volte lo sentiamo dire dai media). 
In questo esperimento si è osservato che visualizzare la parola "no" per un secondo, stimolava il rilascio di cortisolo, un ormone dello stress. Questi cambiamenti nella chimica del cervello influenzano immediatamente il nostro pensiero e la nostra capacità di comunicare ed elaborare le informazioni. A lungo termine, potrebbe compromettere seriamente le strutture critiche del cervello associate con la memoria e il controllo emotivo. 
Infatti, se chiediamo ad una persona di leggere un elenco di parole negative, in pochi secondi avremo ottenuto che il suo umore peggiori e che appaiano idee ruminative. È stato anche riscontrato che l'effetto delle parole negative viene amplificato quando le verbalizziamo. Le parole a cui attribuiamo un significato negativo attivano immediatamente l'amigdala, (il nostro centro di controllo emotivo), sempre alla ricerca di associazioni con il passato, che potrà così prendere decisioni, valutandone il rischio emotivo. 
Tutte le parole negative si trasformano in un messaggio di allarme per il nostro cervello. 
Domanda: Cosa sta accadendo nel nostro dialogo interiore, in questi giorni? 
.... Questo sarà argomento dei prossimi articoli...... 
Auguro a me e a tutti voi SERENITA’ 
Amadeo

Foto

Share

28/3/2020

Note per prendersi cura di sè

Read Now
 
Foto
Progetto Sincerus. Il sisma del 2016/2017 ha coinvolto luoghi e persone. Sincerus è un progetto che incontra queste persone e ritrova quei luoghi, ancora feriti, ma pregni di forza e speranza. Sono queste le storie che abbiamo ascoltato da donne che hanno perso la casa e molto altro, il ritorno alla vita è un dono fatto di connessioni e fratellanza ed è possibile, reale.
Il progetto rende disponibile un bene prezioso, l’arte, come elemento di scambio e solidarietà: un CD con contenuti speciali, la musica, un libro, la letteratura, per raccontare una storia che chiede di essere ascoltata, che si rivolge alla sensibilità di chi non volta altrove lo sguardo quando è il momento di incontrare altri occhi. Sincerus è un modo per creare gesti, che restino nel tempo e nella memoria grazie al tuo coinvolgimento.
Si propone tre finalità:
​Mantenere
accesi i riflettori sulle necessità delle popolazioni colpite dal sisma del 2016 nel centro Italia, perché il cammino della ripresa è ancora lungo e ognuno di noi può diventare sostegno.
Comunicare
che anche quando gli eventi della vita ci mettono in ginocchio è possibile ricostruire se stessi e diventare valore per sé e per gli altri, grazie a tutte quelle risorse straordinarie che ognuno di noi possiede e che spesso mettiamo a fuoco soltanto nei momenti di maggiore difficoltà.
Raccogliere
fondi a sostegno di svariati progetti di piccola e media dimensione, di importanza strategica per il territorio, per l’economia della zona e per i bambini e ragazzi residenti.
Scarica gratis!

Share

22/3/2020

Promozione

Read Now
 
Ti senti oppresso da questa situazione generata dal virus?
Hai il desiderio di parlare con un professionista in campo psicologico che sappia ascoltarti e darti strategie per ritrovare un maggior equilibrio psicosomatico?
Hai la paura e panico che attanagliano la tua mente e il tuo corpo?
Vuoi di lasciare il peso emotivo di alcune situazioni del passato che ti hanno segnato profondamente?
Con il mio programma #iotiascolto, sono pronto a farti superare, questo periodo di difficoltà, che il virus ci ha portato.
Per questo ho scelto di andare incontro non solo alle persone che vengono negli studi di Forlì, San Benedetto del Tronto, Padova, Vicenza, Milano e Vercurago (Lecco), ma a tutti coloro che vogliono migliorare la loro qualità di vita con il supporto tecnologico della video chiamata tramite whatsapp o attraverso Skype.
​Manda un messaggio alle persone di riferimento degli studi che frequenti già, oppure al numero +39 3358393283 e chiedi maggiori informazioni su come funziona #iotiascolto.
​
Promozione: 3 sedute x 30 min = €100

Furlan dott. Amadeo
Dottorato di ricerca PhD in Psychology malattie psicosomatiche metodica P.H.C.
Foto
Foto

Share

21/3/2020

Corona virus: la paura di morire, come affrontarla e farne un’opportunit

Read Now
 
Inizio questa serie di articoli esaminando un’emozione in particolare:
l’emozione della PAURA ci dice che se perseveriamo nel cavalcarla ci porterà verso un’altra emozione: una vera e propria PSICOSI.
Foto
La paura è un’emozione atavica, che è parte integrante del nostro cervello rettile. L'etimologia della parola paura significa letteralmente percuotere ed in senso figurato incutere timore, atterrire.  
Da questa radice derivano poi il greco percuoto e poi il latino pavor = paura, timore,   sono percosso, sono abbattuto ed in senso lato, io temo, io ho paura. Forte movimento d’animo con turbamento dei sensi, per cui l’uomo è eccitato a fuggire un soggetto, che a lui pare nocivo.
Ecco perché la PAURA è una condizione esistenziale che accomuna tutti gli esseri umani di qualsiasi parte del mondo e se ben manipolata, può portare a comportamenti psichici fortemente disarmonici. Riporto ciò che è accaduto a Cortellazzo e nell’Oltrepò Pavese (vedi link a fondo pagina), dove 2 persone in attesa di ricevere l’esito del tampone si sono gettata dalla finestra suicidandosi (nel giornale si riporta che se anche l’esito del tampone fosse stato positivo, non ci sarebbe stato un reale pericolo di vita per la persona. La domanda da porsi è: “Qual’è la spinta che ha portato ad un gesto così pesante? Non è forse la psicosi della morte da corona virus che sta alterando i pensieri delle persone? Chi è il vero colpevole di questa morte?” So già cosa scriveranno: “Era in una situazione psichica molto debilitata”).
Ma la paura è un’emozione così importante per l’essere umano? 

Foto
La risposta è SI’, perché senza la paura, metteremo le mani dentro l’acqua bollente (paura di scottarci), giocheremo con le prese della corrente (paura di restare fulminati), ci tufferemo da qualsiasi altezza senza controllare se l’acqua che c’è sotto è sufficientemente alta (non avere inibizioni). Quindi la paura è un utilissimo campanello d’allarme che ci segnala se stiamo vivendo in modo adeguato o ci stiamo mettendo in una situazione pericolosa.

Chi ci aiuta a capire se siamo o no in pericolo?
Chi ci attiva il sistema di allarme, per cui poi il cervello rettiliano decide di innescare una delle due strade:
fuggire o combattere?
Foto
L​a centralina che gestisce la paura si chiama amigdala, o corpo amigdaloideo. L’amigdala è un complesso nucleare situato nella parte dorso mediale del lobo temporale del cervello ed è ritenuta il centro di integrazione di processi neurologici superiori come le emozioni, coinvolta anche nei sistemi della memoria emozionale. Una sorta di Norton antivirus, che analizza i dati che arrivano dal web e ne valuta la rischiosità, secondo un preciso data base e, se lo trova rischioso, ci avverte di metterlo in quarantena o di fare un’azione per eliminare il rischio.

Quindi l’amigdala svolge la sua funzione nel comparare gli stimoli ricevuti con le esperienze passate e nell'elaborazione degli stimoli olfattivi. I segnali provenienti dagli organi di senso raggiungono dapprima il talamo, poi servendosi di un circuito mono sinaptico, arrivano all'amigdala (vi è un fascio molto sottile di fibre nervose che vanno dal talamo all'amigdala).
Foto
Un secondo segnale viene inviato dal talamo alla neocorteccia. Questa ramificazione permette all'amigdala di cominciare a rispondere agli stimoli prima della neocorteccia. In questo modo l'amigdala analizza ogni esperienza, scandagliando le situazioni ed le percezioni. Quando valuta uno stimolo come pericoloso, per esempio come quelle che stanno vivendo ora la maggior parte delle persone costantemente focalizzate all’argomento corona virus, l'amigdala scatta come un sorta di bottone neurale e reagisce inviando segnali di emergenza a tutte le parti principali del cervello, stimolando il rilascio degli ormoni che innescano la reazione di stress emotivo elevato, (adrenalina, dopamina, noradrenalina); attivando il sistema cardiovascolare, i muscoli e l'intestino, nel caso noi dovessimo decidere di attaccare o fuggire, oppure innescando una sorta di “apatia mentale che ci dice, meglio ubbidire a questa situazione, che morire”.

Foto
Durante tutto questo processo i sistemi mnemonici vengono "aperti e controllati" con precedenza assoluta, per valutare ogni informazione utile, al fine di stimare la situazione che ha generato paura.
​
Mentre l'ippocampo "sfoglia uno ad uno" i fatti (pochi millisecondi), l'amigdala ne giudica la valenza emozionale, dopo di che passa all’archiviazione del ricordo. Una volta archiviato nella nostra memoria emozionale, resta lì in giacenza. Se si dovesse presentare una situazione simile in futuro, analizzerà l'esperienza corrente, con quanto già accaduto nel passato, ne farà una comparazione e a seconda della stima fatta in precedenza, darà a tutto il sistema l’informazione di come agire e con quale intensità.
Questa esperienza che stiamo vivendo, una volta archiviata ci porterà a reagire velocemente in un prossimo futuro (o scenario analogo di intensità emotiva) con pensieri, emozioni e reazioni apprese oggi. Ecco perché continuano a dirci, che nulla sarà più come prima. Io dico che questo è il più grande neuro-condizionamento che negli ultimi 50 anni sia mai stato fatto. Ovviamente non parlo del virus, ma di come vengono usate le parole per generare emozioni negative, di sconforto e di impotenza.
Cito un lavoro clinico dello psicologo John Leach, docente dell’Università di Portsmouth, che ha studiato il modo di reagire delle persone nei momenti di pericolo, paura e panico (esattamente ciò che stiamo vivendo oggi con la pandemia corona virus). Nei suoi studi emerge che nei casi di improvvisa emergenza, dove è in gioco la vita, circa il 75% delle persone smette di ragionare razionalmente bloccandosi, invece di elaborare un piano di fuga; resta bloccato, inebetito e incapace di prendere una decisione “saggia” per la propria vita e si muoverà come un vero e proprio “gregge”, seguendo le indicazioni di chi in quel momento è al comando. Secondo lo studio di Leach, solo una parte della popolazione, circa il il 15% delle persone, di fronte a minacce improvvise, rimane sufficientemente razionale, prendendo decisioni basate su un preciso piano d’azione, che hanno come scopo unico quello di mettere in salvo la propria vita e quella dei propri cari.  Il restante 10%, gruppo molto pericoloso per la risposta emotiva pulsiva, perde la capacità di ragionare, agitandosi e provocando danni a se stessi e agli altri.

Foto
Di certo avremmo il 75% delle persone che nello specifico contesto del CORONA VIRUS, subiranno un forte stress emotivo (pensate a tutte le preoccupazioni legate al posto del lavoro, al mutuo, ai prestiti, al sostentamento della famiglia, ecc., ecc.) che li porterà piano piano ed essere assaliti dalla sensazione di impotenza. Questa sensazione si espanderà poi a in tutti i contesti della vita, facendoli sentire inadeguati, impotenti e preoccupati e quindi a vivere il resto della loro vita da: SOTTOMESSI.
Ciò che ci deve preoccupare in questo momento è non entrare nella “fobia” della pandemia, altrimenti entriamo in un loop che ci porterà direttamente verso il pensiero angosciante, dove la parola morte comincerà a regnare nei nostri dialoghi interiori. Questo pensiero ossessivo della morte innesca inevitabilmente quello della perdita di qualcuno, un familiare, un amico, un conoscente, portando sempre più il cervello in un dialogo interno conflittuale e irragionevole. Dialogo che può diventare un’ossessione dalla quale risulta difficile liberarsi.
Analizzando i dati con oggettività, possiamo dire che la pandemia è un fatto oggettivo (lo ha annunciato l’OMS), l’alto tasso di mortalità del corona virus lo è molto meno (i nostri morti sono per lo più persone con un carico di 3/4 patologie. Questa analisi non deve portare a dire che dovevano morire, ma l’arrivo del corona virus ha resto il loro quadro clinico, più complesso e mortale; forse anche una pesante influenza stagionale avrebbe potuto aggravare lo stato fisico della persona).
Pensare che il corona virus sia un nemico letale per tutti, genera di sicuro l’irrazionalità della paura. Tutto questo eccede rispetto al reale pericolo (basta seguire con attenzione le normative igenico sanitarie che ci sono state richieste).
Continuare a guarda i programmi televisivi in costante collegamento con il “corona virus”, restare collegato ai social leggendo tutti i commenti postati, porta la mente, ad apprendere queste strategie, trasformandole in “bottoni emozionali” che, a nostra insaputa applicheremo a tutte le situazioni della nostra vita (dolore e sofferenza, catastrofi naturali, attentati terroristici), anche quando il reale pericolo sarà superato, trasformandoci in “animali impauriti e incapaci di reagire”.

Siamo liberamente intrappolati dal linguaggio dei giornalisti, dalle regole dettate da chi ci comanda, dalla cultura, dalla religione, che ci modellano inevitabilmente creando le nostre convinzioni

Concludo questo primo articolo dicendo: Le parole che usi diventano la casa in cui vivi.
Quindi cosa fare in questa situazione?
Vi sembrerà semplicistico e banale, ma dovremo semplicemente divertici, ridere, giocare, leggere libri, stare con i nostri figli e continuare a dialogare con i componenti della nostra famiglia molto di più e divertirci a guadare cartoni animati come Up, Toy Story, la bella e la bestia, il piccolo Principe, inside out e molti altri. Se li guardate con occhio critico e vigile, troverete un sacco di insegnamenti per vivere questo momento con meno pathos e più ottimismo.
Amadeo Furlan
Foto
https://www.repubblica.it/cronaca/2020/03/18/news/jesolo_si_suicida_infermiera_che_lavorava_nel_reparto_di_terapia_intensiva_con_i_pazienti_malati_di_coronavirus-251635576
https://www.viagginews.com/2020/03/15/coronavirus-tragedia-pavia-suicida-mentre-aspetta-esito-tampone/

Share

Details
    Picture
    Picture

    Categories

    Tutto

    Feed RSS

    Archives

    Maggio 2022
    Aprile 2022
    Marzo 2022
    Novembre 2021
    Giugno 2021
    Aprile 2021
    Marzo 2021
    Febbraio 2021
    Novembre 2020
    Luglio 2020
    Maggio 2020
    Marzo 2020
    Novembre 2018
    Aprile 2015
    Dicembre 2014
    Novembre 2014

Foto
PSICO HEALTH COACH 
AMADEO FURLAN
via a. placucci 16 j
47121 forli' fc
​Tutti i diritti riservati
Privacy Policy
  • Home